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Alluvione a Genova: analisi meteo e considerazioni. FOTO

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Come già successo in passato in Liguria, anche questa notte violente piogge hanno provocato l’esondazione di torrenti in provincia di Genova causando una vittima e danni consistenti. Il nome flash flood rappresenta bene le caratteristiche di questi eventi: relativamente brevi ma molto intensi, stanno diventando frequenti in alcune aree del Mediterraneo specialmente nei mesi autunnali. Come già avvenuto in passato, anche in questo caso era presente un flusso di venti meridionali associati al margine sud di una depressione centrata sulle isole britanniche. L’aria caldo umida, addensandosi sui rilievi del ponente ligure ha favorito la formazione di forte attività temporalesca. Le piogge, unite ad altri fattori di natura idrologica hanno determinato gli effetti che abbiamo visto.

 

Questo per quanto riguarda l’analisi dei fatti. Come comportarsi per prevenire o, almeno, ridurre al minimo l’impatto di questi fenomeni? Occorre un cambio di mentalità da parte di tutti: la presa di coscienza del fatto che pur in qualche misura prevedibili, questi fenomeni posseggono un elevato grado di imprevedibilità che li rende difficilmente riconoscibili in tempo utile anche dagli addetti ai lavori.

 

Come ho detto e scritto molte volte, l’attività temporalesca può essere realmente prevista (in termini di sua esatta localizzazione) solo quando si sta formando. Questo avviene attraverso l’analisi delle immagini satellitari integrate dall’uso del radar che permette di seguire il suo spostamento e l’eventuale intensificazione. Queste tecniche però non sono efficaci per attivare il meccanismo di allerta che richiede un certo anticipo. Ci sono anche i modelli numerici che, però, consentono di intuire il potenziale per lo sviluppo di fenomeni intensi ma che, per limiti tecnologici, sono afflitti da un certo margine di errore (in termini di falso allarmi o mancato allarme).

 

Questa è la fotografia dello stato dell’arte nella previsione dei fenomeni intensi. Lo sforzo di prevederli è grande ma la complessità dei fenomeni è tale da rendere ancora la previsione vulnerabile agli errori già citati.

 

La vera prevenzione si fonda sul contributo di tutti: partendo dall’accettare il fatto che la scienza ha dei limiti (non solo la meteorologia) è necessario sviluppare l’attitudine all’autoprotezione. Scrivo queste righe su una rivista che parla a chi va per mare: le stesse norme di buon senso e precauzione adottate in barca devono valere anche a terra dove, invece, prevale un immotivato senso di sicurezza.

 

 

Paolo Andrea Gemelli


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